Bologna, 15 novembre 2013 - Una bimba di tre anni è stata data in affidamento temporaneo per due anni a una coppia di omosessuali. I due uomini, entrambi di mezza età,  vivono in una città della regione. La decisione è stata presa dal tribunale dei minori dell' Emilia Romagna presieduto dal giudice Giuseppe Spadaro.

 

La Procura dei minori si è opposta e ha impugnato il provvedimento. Una decisione che però non ne sospende l'esecutivitá in attesa del verdetto. Il motivo dell'impugnazione non è legato all'orientamento sessuale della coppia, ma a questioni di natura più  'tecnica'.

 

La Procura dei minori ha impugnato il provvedimento per motivi di “trasparenza”, ha detto il procuratore capo della procura dei minori di Bologna, Ugo Pastore.  In pratica, non erano - ad avviso dei pm - state verificate altre possibilità. La legge, ha spiegato, ad esempio “prevede che venga data la priorità  alle coppie con figli” e “se non risultano coppie con figli idonee, bisogna che tutto questo venga motivato”. Per la Procura, insomma, non era stato sufficientemente chiarito questo aspetto, su cui si chiedeva al tribunale di fare una verifica.
 

 

L’orientamento sessuale, ha ribadito Pastore a Radio Bruno, “non è quello che viene preso in considerazione come elemento scriminante”, ricordando che si può fare un affidamento a single. Piuttosto si considera “l’interesse centrale del bambino e le idoneità delle persone che lo prendono in affido”.

 

La Procura può valutare un appello, ma non è detto che lo faccia: “Adesso - ha proseguito - abbiamo una valutazione da parte del tribunale che ci dice che la relazione stabilita dalla bambina con queste persone è una relazione che chiaramente è positiva. Quindi questo in qualche modo giustifica il fatto che rimanga lì, anche perché l’eventuale, possibile, affidamento ad altri potrebbe non essere positivo”.
 

 

I due uomini convivono da tempo e anche i servizi sociali della città hanno espresso parere favorevole all'affido ritenendo che ci fossero condizioni du serenità e benessere per la bimba.

 

 

I due sono stati considerati come due singoli individui. Si apprende da fonti giudiziarie. Se la legge - è il ragionamento dei giudici - lo consente ad un singolo individuo, lo consente anche a due, se ritenuti idonei.
Nell’atto esteso dal presidente del tribunale per i Minorenni dell’Emilia-Romagna Spadaro e dal giudice Mirko Stifano, si è valutato anche che la bimba aveva avuto finora riferimenti praticamente solo femminili e che l’esperienza con una coppia maschile potesse portare un riequilibrio.

 

“I giudici hanno il dovere e la responsabilità di tutelare il bene dei minori e di stabilire nel caso concreto qual è il miglior bene possibile. Anche nel caso della bambina si presume abbiano fatto questa valutazione, per quello che è nelle loro possibilità e nelle loro conoscenze”. Lo dice il vicario generale dell’arcidiocesi di Bologna, monsignor Giovanni Silvagni, interpellato dall’Ansa. Ha parlato di una vicenda “di cui non conosciamo tutti i dettagli e dai contorni necessariamente sfumati e riservati” e ha invitato a non “fare astratte dichiarazioni di principio sulla pelle di questa bambina”. “Siamo davanti ad un caso concreto - ha ribadito Silvagni - e il tema non è la condizione omosessuale, ma il miglior bene possibile di questa bambina”.