Bologna, 4 novembre 2013 - Marco Monari si dimette da capogruppo del Pd in Regione, cedendo alle pressioni di via Rivani. Una scelta che arriva improvvisamente, a metà pomeriggio di una domenica in cui i telefoni dei dirigenti locali del Pd si sono surriscaldati. "In questa situazione il rispetto che devo a me stesso, unito all’affetto per il partito che ho contribuito a fondare, per i colleghi consiglieri che mi hanno eletto, e per gli iscritti, mi impone di lasciare immediatamente la guida del gruppo regionale". Ecco la formula scelta dall’esponente democratico per fare il passo indietro, richiesto ormai dalla stragrande maggioranza del partito.
Cos’è cambiato, cosa ha convinto il capogruppo a cedere? Dietro le quinte si sono mossi i due segretari (provinciale e regionale) Raffaele Donini e Stefano Bonaccini. Una serie di telefonate e poi la decisione di Donini di convocare una conferenza stampa per mercoledì, dove avrebbe chiesto le dimissioni di Monari. Ma il segretario non ha fatto in tempo a rientrare dai tre giorni di riposo e inviare l’invito, perché Monari ha fatto un passo indietro preventivo, cosa che solo in parte metterà il silenziatore alle polemiche. Rimane infatti tutta da chiarire la vicenda dei rimborsi (dalle cene costose agli hotel di lusso).
La linea scelta da Monari è comunque quella del silenzio. "Ogni mia azione dal momento in cui ho assunto la guida del gruppo regionale del Pd è stata ispirata all’assorbimento di tale pesante responsabilità — continua Monari nella nota — Questa è la motivazione che mi ha impedito di imboccare la via facile delle dimissioni di fronte a quel processo mediatico che già ho dovuto denunciare".
Arriva poi l’attacco ai colleghi che in questi giorni hanno chiesto un suo passo indietro: "Molte, troppe, dichiarazioni disinformate quanto contraddittorie su indiscrezioni incontrollate e incontrollabili, mi convincono che il mio senso di responsabilità, innanzitutto nei confronti del partito, viene male inteso e, persino, interpretato come un mio tentativo di nascondere a riparo di un ruolo pubblico mie responsabilità personali che rivendico insussistenti". Meglio quindi scendere dalla graticola e dare soddisfazione ai detrattori.
Saverio Migliari
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