Bologna, 17 giugno 2012 - POCO prima delle 16, con una temperatura di 32 gradi, si intravede un oggetto bianco sullo sfondo di un cielo color cobalto. E’ lo Zeppelin, un nome mitico che ricorda le grandi traversate atlantiche degli anni Trenta. Lo Zeppelin che ieri pomeriggio puntava verso l’aviosuperficie ‘Guglielmo Zamboni’ di Ozzano è il pronipote di quello a forma di sigaro andato arrosto nella tragedia del 6 maggio 1937 a Lakehurst, non distante da New York. Galleggia nell’aria non con l’infiammabile idrogeno, ma con il sicuro e tranquillo elio. Ogni pieno (che dura settimane) costa sui 70mila euro.
L’aviosuperficie è in festa per un raduno di ultraleggeri, ma tutta l’attenzione è rivolta a Nord, dove quel punto bianco assume le dimensioni e la forma di un vero dirigibile. Evento molto raro per l’Italia. Ma il diavolo ci mette la coda. Il pilone di 14 metri su un grande camion al quale attracca lo Zeppelin Nt, (l’aeronave era partita verso le 10 da Gorizia dopo aver trasvolato le Alpi due giorni fa) va in tilt. «Problemi idraulici», urla arrabbiato un tecnico. Atterraggio cancellato? Figuriamoci: con precisione teutonica (gli Zeppelin del XXI secolo vengono costruiti a Friedrichshafen) il team tecnico ha già in autostrada un altro camion con il pilone. «Saremo da voi in un’ora», dice alla radio l’autista del secondo truck, che non ha fatto bene i conti con un sabato di esodo.
LA MISSIONE, confermano gli scienziati tedeschi, deve partire domani. Ed è importantissima perché fa parte del programma europeo Pegasos per lo studio degli inquinanti nei bassissimi strati dell’atmosfera (da 10 a 500 metri) sull’area bolognese, e della loro interazione sia con la salute dell’uomo, sia con cambiamenti climatici. E lo Zeppelin? Il comandante Hans Paul Strohle dice alla radio: «dirigiamo verso San Pietro Capofiume. Chiamateci quando arriva il camion». In quella località non distante da Molinella l’Arpa regionale ha una stazione meteo, un radar e strumenti per la raccolta dati dell’atmosfera. Un sito che lavorerà in stretta sinergia nelle tre settimane della campagna scientifica dello Zeppelin, che a giorni sfiorerà anche la periferia di Bologna.
FINALMENTE alle 18 riappare il dirigibile, si posiziona sul cielo dell’aviosuperficie, ogni tanto si muove lentamente e ritorna indietro. Da terra quelli del camion di riserva lo vedono (lo Zeppelin è lungo 75 metri, cinque più di un Boeing B 747) e tra l’airship e il navigatore arrivano sul campo. Si posizionano con il pilone ben funzionante e l’aeronave inizia una lenta discesa. E’ enorme. Ma anche bello. Silenzioso con la spinta di tre motori, e l’enorme scritta Pegasos sui fianchi. Da terra due uomini agganciano un cavo e lo legano al pilone. E’ fatta. Entriamo per una visita veloce, la cabina che normalmente trasporta 12 passeggeri è zeppa di strumenti. In tutto ne trasporterà una tonnellata. «La pianura padana e in particolare alcune aree sono molto inquinate — spiega uno scienziato tedesco — cerchiamo di capire cosa respirate voi bolognesi e speriamo di riuscirci. Venerdì vi daremo i primi dati».
Marco Tavasani
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