Bologna, 22 luglio 2011 - ‘Perpetua e sostanziale non osservanza dei termini convenzionali’. Somme imputate ai costi della gestione del Piano sosta che con questo non avevano nulla a che fare. Una ‘ampia autonomia imprenditoriale e decisionale’ da parte di Atc e di contro l’assenza, da parte del Comune di Bologna, di ‘una penetrante attivita’ di controllo sulla gestione e, in particolare sui costi imputati ad essa’. Ma soprattutto la convinzione, da parte della Guardia di finanza, che gli utili derivanti dal Piano sosta siano ‘stati completamente integrati nel bilancio di esercizio di Atc ed impiegati per il perseguimento dell’oggetto dell’attivita’ principale, cioe’ quella del trasporto pubblico urbano’.
Pesano come macigni le parole scritte dalla Guardia di finanza nella relazione relativa all’indagine sulla gestione del Piano sosta da parte di Atc e inviata ieri al sindaco, Virginio Merola.
Insieme alle 151 pagine di relazione il primo cittadino ha ricevuto anche la lettera firmata dal vice procuratore generale Paolo Novelli il quale ritiene ‘necessario- si legge- che l’Ente assuma con tempestivita’ ogni cautela ed iniziativa anche al fine di evitare la prescrizione civilistica delle proprie ragioni di credito’. Da qui l’invito a ‘costituire in mora l’Atc’ per 17,7 milioni, atto a cui gia’ oggi stavano lavorando gli Uffici legali di Palazzo d’Accursio, come annunciato stamane al question time dall’assessore alla Mobilita’, Andrea Colombo.
Novelli, a dire il vero, va anche oltre: ‘Si rimette comunque alla valutazione’ del Comune ‘l’adozione di ogni altra iniziativa ritenuta opportuna, volta a tutelare le proprie prerogative, sia in qualita’ di titolare delle entrate pubbliche non introitate, sia come socio di maggioranza di Atc, al fine di ricondurre a bilancio il credito’ spettante.
Le indagini della Guardia di finanza hanno riguardato una mole incredibile di documenti: 180 cartelle intestate al personale dipendente del settore sosta, 52 contratti per fornitura di beni e servizi, 6.500 prime note, 4 mila fatture di acquisto, 5 mila mandati di pagamento, 65.700 fatture di vendita, 4.500 reversali di incasso. Senza contare tutta la documentazione contabile degli anni 2007, 2008 e 2009.
Per la Guardia di finanza un punto appare subito chiaro: ‘Il risultato della gestione sosta’ si ‘deve considerare di spettanza dell’amministrazione comunale, in quanto sottoposto a vincolo di reimpiego secondo la previsione normativa dell’articolo 7 lettera f del Codice della strada’. Proprio quell’articolo citato oggi dall’assessore Colombo e che, a suo parere, potrebbe consentire il reimpiego dei ricavi anche per la mobilita’ accessoria. Ma le Fiamme gialle non la pensano allo stesso modo: l’esame documentale, si legge nella relazione, ‘ha sicuramente dimostrato l’attuazione di interventi, anche su indicazione del Comune di Bologna, finalizzati al miglioramento della mobilita’ urbana.
Tuttavia bisogna sottolineare che l’articolo 7 comma 7 del Codice della strada pone detta possibilita’ di impiego in via residuale, trattandosi di somme eventualmente eccedenti quelle impiegate per la costruzione dei parcheggi che, si ripete, non sono stati rilevati’. Insomma, prima si dovevano costruire i parcheggi e poi si poteva fare altro.
Ma piu’ in generale, sentenzia la Gdf, non puo’ ‘ritenersi conforme al diritto la decisione di attribuire detti proventi (della sosta, ndr) ad Atc, alla quale potrebbe spettare unicamente un corrispettivo di servizio per la gestione operativa della sosta a pagamento’. Atc ‘non solo avrebbe dovuto tenere sin dall’inizio separate contabilita’, ma avrebbe anche dovuto rinunciare ad ogni utile’.
Invece, prosegue la relazione sull’indagine condotta dalla Guardia di finanza, ‘ancorche’ Atc abbia conseguito’ utili ‘nelle gestioni della sosta dal 1997 al 2009, gli stessi sono stati completamente integrati nel bilancio di esercizio di Atc ed impiegati per il perseguimento dell’oggetto dell’attivita’ principale, cioe’ quella del trasporto pubblico urbano’.
Ma come si arriva alla cifra di 17,7 milioni? Sono la differenza tra quanto guadagnato, pari a 31,7 milioni, e quanto effettivamente versato al Comune, ovvero 13,9 milioni. Quei 17,7 milioni sono stati ‘trattenuti’ senza titolo dall’azienda di trasporto. In particolare 3.2 milioni consistono in costi non inerenti alla gestione sosta ma imputati a questa. Riguardano, per esempio, la mobilita’ urbana, l’attivita’ svolta dal personale ausiliario del traffico, la gestione della mobilita’ ciclabile, car sharing, car pooling e mobility management ed errori di imputazione. Un altro milione consiste in ‘accantonamenti non deducibili nel conto economico sosta’, il cosiddetto ‘Fondo manutenzione programmata sosta’ creato per consentire ad ‘Atc la possibilita’ di disporre in via immediata e diretta di fondi destinabili alla copertura di interventi per la mobilita’ urbana disposti dal Comune stesso’.
Tale meccanismo, rileva la Guardia di finanza, ‘benche’ ispirato alla necessita’ di disporre velocemente di somme per interventi programmati del Settore Mobilita’ urbana del Comune di Bologna, ha determinato l’accertamento di minori entrate nel bilancio del Comune di Bologna’. In quei 17,7 milioni, poi, rientra quel milione e 400 mila euro che Atc aveva accantonato in vista di un’eventuale sanzione nella vertenza aperta con la Corte dei conti. Per la Guardia di finanza questa e’ la prova provata della ‘ampia autonomia imprenditoriale e decisionale’ con cui si muove Atc.
Proprio su quell’accantonamento si consumo’ uno scontro violento tra l’ex commissario Anna Maria Cancellieri e il presidente di Atc, Francesco Sutti (culminate con le dimissioni, non accettate, di quest’ultimo).
Cancellieri espresse la sua contrarieta’ a questo accantonamento, ma Sutti tenne il punto e scrisse al commissario: ‘E’ risultato evidente agli amministratori, supportati anche da un qualificato parere di professionisti esterni, che la natura della sanzione fosse senza dubbio collegabile all’attivita’ della soste e solo a quella’.
Per la Guardia di finanza ‘risulta evidente che Atc, in qualita’ di societa’ affidataria in house, non agisce in linea coi presupposti per l’esecuzione del controllo analogo a cura dell’amministrazione comunale’.
Dunque, dalla lettura dei verbali sulla gestione convenzione sosta ‘e’ agevole rilevare che una penetrante attivita’ di controllo sulla gestione e, in particolare sui costi imputati ad essa, ad intervalli di tempo prestabiliti nel corso di ciascun esercizio e a posteriori, non e’ stata effettuata dall’ente affidante’, ovvero da Palazzo d’Accursio. In particolare e’ mancato il controllo analogo, ovvero ‘un controllo assoluto sull’attivita’ svolta da Atc ed un controllo efficace sulla gestione nonche’ sull’andamento economico-finanziario, analogamente a quanto avrebbe potuto fare con un servizio gestito direttamente’.
I rappresentanti del Comune, si nota nella relazione, ‘nell’esercizio del controllo analogo, hanno avuto libero accesso ai locali di Atc e hanno richiesto l’acquisizione di informazioni sulla gestione, in modo ‘analogo’ alle modalita’ previste dal rapporto gerarchico esercitato all’interno dei propri uffici, tuttavia, tale esercizio si e’ limitato a un poco efficace controllo amministrativo-contabile peraltro esercitato negli ultimi anni (2007-2009)’.
E non risultano ‘allo stato atti- dice ancora la Guardia di finanza- dai quali si rileva come al Comune di Bologna e’ riconosciuto il potere di indirizzare l’attivita’ organizzativa, amministrativa e gestionale di Atc. Tale potere si dovrebbe esercitare mediante l’emanazione di specifici atti di indirizzo, diretti al Consiglio di amministrazione, che ha il compito di recepirli e se necessario tradurli in prescrizioni e direttive ai fini della loro efficacia. Analogamente a quanto previsto per le unita’ organizzative dell’ente locale, le attivita’ della sosta affidate ad Atc sarebbero dovute essere soggette al controllo interno del Comune’. Controllo di tre tipi: strategico, di gestione e sulla regolarita’ amministrativa e contabile. In realta’ Atc ‘anche se in regime di affidamento in house, ha gestito la sosta attraverso un controllo pieno e diretto degli atti e di fatti aziendali, ancorche’ il Comune di Bologna si sia riservato il diritto di stabilire piani tariffari e zone da adibire a parcheggio’.
Secondo le Fiamme Gialle, ‘l’esame di tutti gli atti dirigenziali emanati dal 1997 al 2009, periodo sottoposto a indagine, ha fatto rilevare la perpetua e sostanziale non osservanza dei termini convenzionali, essendo stato rideterminato il valore del canone annuale con la ripetuta motivazione che ‘nel corso dell’anno si sono verificati una serie di interventi imprevisti non considerati in sede di budget, che hanno comportato una spesa maggiore sostenuta da Atc’. Per la Guardia di finanza e’ un ‘meccanismo ripetuto e peraltro non causato da imprevisti o cause di forza maggiore mediante il quale il canone annuale risulta compromesso’.
C’e’ infine la questione dei sub-affidamenti: ‘L’esame di tutte le gestioni oggetto di convenzione ha fatto emergere come, fatta eccezione per l’attivita’ di accertamento della sosta, effettuata direttamente da operatori qualificati della mobilita’, dipendenti di Atc e per quanto attiene alla gestione dei servizi amministrativi, tutte le altre attivita’ di gestione dei servizi afferenti la sosta, risultano sub-affidate a soggetti terzi’. Tale indagine ‘non e’ stata condotta al fine di pervenire a conclusioni di esclusiva competenza dell’Autorita’ contabile, ma fornisce elementi di valutazione sul rispetto di Atc dei termini convenzionali’.
La convenzione infatti ammette il sub-affidamento per ‘alcune’ attivita’ e non per la maggior parte come avviene, rileva la Guardia di finanza. Insomma, un’ulteriore prova di come Atc operasse a suo piacimento.
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