BOLOGNA, 29 MARZO 2011 - «E’ L’ULTIMA cosa che mi sarei aspettato. Ricevere una telefonata che mi annunciava la tragica scomparsa del mio carissimo amico e collega Bruno Alvisi. E’ stato tremendo, in quei momenti ti passano sotto gli occhi le innumerevoli giornate serene, anche gli anni dell’università e quando preparavamo il concorso notarile, ma soprattutto l’amicizia che ci legava». Alberto Valeriani, fraterno amico del notaio Bruno Alvisi, commenta così, con la voce rotta dall’emozione, la notizia della scomparsa in Messico del collega, personaggio molto noto in città. Alvisi aveva lo studio in via Zanardi ed era in viaggio nel Paese centroamericano da alcuni giorni con altri quattro amici, tutti di Bologna, tra cui il cognato Maurizio Falanelli. Il gruppo doveva rientrare sabato prossimo. «Purtroppo sono stato il primo a saperlo — continua Valeriani— e ho avuto l’ingrato compito di informare parenti e amici di Bruno. In quei momenti è difficile trovare le parole, non sai come iniziare una frase».
ALVISI è morto nel pomeriggio di venerdì scorso (in Italia era notte) in un incidente stradale vicino al paese di Loreto, a circa 400 chilometri da La Paz, capitale della California del Sud. Il professionista era a bordo di un fuoristrada Toyota con due amici. Gli altri due del gruppo viaggiavano su un’altra vettura. Improvvisamente un’auto che proveniva in senso contrario ha invaso la corsia di marcia colpendo in pieno la Toyota, che si è rovesciata su un fosso laterale. Alvisi, che forse stava riposando, è stato sbalzato fuori ed è morto sul colpo. Secondo la polizia messicana, l’autista della vettura investitrice si è dato alla fuga. «Non sappiamo ancora quando la salma rientrerà in Italia — dice Valeriani — e neppure la data dei funerali. La pratica è in mano alla Farnesina, che con grande professionalità ha messo gli amici in contatto con l’ambasciata italiana in Messico».
LO SCOMPARSO era nato a Bologna nel maggio 1953 e lascia la moglie Nicoletta e i figli Filippo e Tommaso. Taciturno, aveva moltissimi amici ed era appassionato di viaggi: aveva visitato in lungo e in largo l’Africa e l’America latina. Aveva l’hobby del collezionismo di Mercedes d’epoca con le quali partecipava a raduni di auto storiche. Era particolarmente fiero della ‘300’ ali di gabbiano, della ‘230’ pagoda e di una rarissima ‘540’ Kk (un modello utilizzato anche da Hitler), e con la ‘ali di gabbiano’ alla fine degli anni ‘90 aveva partecipato alla Mille Miglia. E quando la corsa passava da Bologna era sempre in prima fila tra il pubblico. Aveva anche una straordinaria collezione di ben 4.800 modellini di vetture d’epoca. Forse una delle più complete d’Italia.
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