Bologna, 9 marzo 2011 - Scintille al dipartimento di Scienze economiche dell’Alma Mater di Bologna sulla vicenda dell’ex sindaco Flavio Delbono. A sfogare il proprio malumore e’ Lucio Picci, professore associato, che durante il consiglio di dipartimento di oggi non ha usato parole tenere nei confronti di Delbono, tornato a insegnare (e a fare ricerca da quest’anno) dopo le dimissioni da Palazzo D’Accursio.
Picci, si legge in un comunicato (che sara’ inviato anche al rettore dell’Ateneo, Ivano Dionigi), sottolinea “la natura pubblica dell’Universita’ e dei suoi organi collegiali” e dichiara “il suo imbarazzo nel dovere condividere la partecipazione al consiglio con un collega, il professor Flavio Delbono, che ha ricevuto una condanna definitiva di 19 mesi e 10 giorni di reclusione per reati contro l’amministrazione pubblica”.
Picci non e’ nuovo in campo accademico alle critiche verso il collega. Nel giugno 2009, nel pieno della campagna elettorale per il Comune e a qualche giorno dal ballottaggio, quando gia’ l’allora avversario di Delbono, Alfredo Cazzola, aveva sollevato il velo sul Cinzia-gate, Picci intervenne sul suo blog dalla Spagna per confermare le accuse di plagio mosse a Delbono e all’economista Stefano Zamagni.
Un tema che Picci rispolvera anche oggi durante consiglio di dipartimento. Arrivato al terzo punto all’ordine del giorno, “Proposte di linee guida per la ricerca individuale dei docenti e dei ricercatori del ripartimento”, Picci accusa il dipartimento di non aver “mai posto all’ordine del giorno la discussione dei gravi fatti di plagio accademico accaduti al suo interno”.
Secondo Picci, “un organo accademico che decide di non doversi occupare del rispetto da parte dei suoi membri delle regole fondamentali della ricerca scientifica non ha l’autorevolezza per regolare qualsivoglia altro aspetto di tale attivita’”. Per questo, si legge ancora nella nota, “la discussione del tema oggi all’ordine del giorno e’ scollegata dalla realta’ e possiede tratti surreali- accusa Picci- partecipare a discussioni distaccate dalla realta’ e surreali lede sia la reputazione professionale, sia la dignita’ personale”.
Quindi, motiva Picci, “rivendicando il proprio diritto alla difesa di entrambe”, il professore ha deciso di non partecipare alla discussione e ha abbandonato il consiglio di dipartimento, non prima di chiedere che le sue dichiarazioni, “sotto forma di estratto del verbale”, fossero inviate per conoscenza al rettore.
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