Bologna, 16 febbraio 2011 - ALTRO DELIRIO nel pasticciaccio brutto dei rincari ‘griffati’ Atc. Mentre il biglietto acquistato sul bus passava da 1 a 1,50 euro (quello a terra a 1,20); mentre i Citypass passavano da 10 a 11 euro, chi doveva rivendere i biglietti formalmente non sapeva quali fossero i prezzi da applicare. O meglio: «Lo sapevamo, ma solo dai giornali e da una nota informale», spiega Daniele Carella, titolare dell’edicola notturna in via San Vitale. Ergo? Per giorni l’applicazione delle tariffe potrebbe anche essere stata errata. Ed evidentemente anche Atc aveva le idee ben confuse al riguardo.

SUBITO una precisazione: il 27 gennaio, nelle rivendite e nelle edicole, arriva la famosa letterina informale di Atc dove si parla di cambi di prezzo «adeguati secondo il listino allegato». «Finisce qui, nessun’altra comunicazione, non si parla di decisioni ufficiali», spiega Carella. «Brancolavamo nel buio», aggiunge. Si potrebbe obiettare, ma il 10 febbraio arriva un’altra lettera di Atc (se la precedente non fosse stata provvisoria o informale, non si spiegherebbe questo ulteriore invio) dove si definiscono i contorni della vicenda. «La lettera porta la data del 3 febbraio, ma è giunta a tutti molto dopo», spiega Carella. Cosa si legge nella missiva, indirizzata a tutte le rivendite di titoli di viaggio del bacino di Bologna? «Gentili signori, vi trasmettiamo in allegato il nuovo listino prezzi in vigore nel bacino di Bologna a decorrere dall’1 febbraio e l’opuscolo con le tariffe espresse in numero di zona. Non è stato possibile anticipare tale spedizione in quanto per la scrivente è stato necessario attendere la delibera formale degli enti preposti». Attesa necessaria, mette nero su bianco Atc. E allora per quei giorni di febbraio l’applicazione delle tariffe è stata illegittima, vien da chiedersi. Se lo chiederanno anche Codacons e ‘Bologna capitale’, che meditano il ricorso al tribunale amministrativo regionale.

«E’ LA PROVA che su questo argomento — denuncia Carella — c’è stata una grande confusione. Ma è anche la prova, secondo quanto dice Atc, che tutto è dipeso dalle amministrazioni pubbliche». Per giorni le rivendite «non hanno avuto le idee chiare sui biglietti, forse non le aveva nemmeno Atc. Qualcosa vorrà pur dire», è laconico Carella. Di certo, lascia molti dubbi la lettera firmata dal presidente Francesco Sutti datata 3 febbraio. «Perché è giunta quella comunicazione precedente? Perché Atc ha sottolineato che è stato necessario attendere la delibera formale degli enti preposti prima di inviare il nuovo listino prezzi e l’opuscolo con le tariffe espresse in numero di zona?», aggiunge l’ex consigliere comunale del Pdl.

GLI INTERROGATIVI di Carella sono tanti. «Non sappiamo cosa pensare», dice. Sanno bene invece cosa pensare i nostri lettori, che sul portale del Carlino Bologna (www.ilrestodelcarlino.it/Bologna) continuano a lasciare i loro commenti sul caso-rincari. «Trovo che l’aumento sia veramente una cosa imbarazzante», dice Emanuela Zaccherini. Mentre Roberto ha una proposta: «Non sarebbe meglio, invece che aumentare il costo dei biglietti, controllare di più i furbacchioni?». Giuseppa Aloisi è inferocita: «Ho 61 anni, vivo a Bologna dal 1968 e ho sempre usato l’autobus pagando regolarmente il biglietto (mi è capitato anche di dover cambiare autobus e ritimbrare il biglietto tanto è l’abitudine di farlo appena salgo sull’autobus). Questo aumento di tariffeè un’opera di strozzinaggio da parte di Atc verso i soliti onesti. Sarebbe il caso di fare pagare a tutti il biglietto come nei Paesi civili».