BOLOGNA, 26 SETTEMBRE 2010 - ANDREA DE MARIA, ex segretario del Pd, oggi impegnato nel partito a Roma, è tra i primi ad aderire. «Ho conosciuto Bersani quand’ero sindaco di Marzabotto — racconta —. Il Nobel per la Pace è un riconoscimento giusto. Bersani ha dedicato la vita alla cooperazione internazionale. A portare nel mondo la storia e l’identità del nostro Paese. Insieme, ha tenuto salde le radici a Bologna. Ha fatto la politica estera dell’Italia in Africa. Una politica di pace. Merita un impegno trasversale, di tutta la comunità. Giusto che un grande quotidiano come il Carlino costruisca la proposta del Nobel. Credo che tutti, forze politiche, parti sociali e istituzionali, debbano dare una mano. Bersani è anche la prova che certe divisioni da guerra fredda sono state superate. Alla fine personalità come Dozza, Dossetti, Zangheri e Fanti hanno fatto grande Bologna con il senso dello Stato e l’attaccamento alle istituzioni. Sono finite quelle divisioni, è rimasta una storia bellissima».
La proposta del Nobel per la Pace al senatore democristiano riscalda anche il cuore di Maurizio Cevenini, quasi candidato sindaco del Pd. «Bersani è un esempio — riconosce —. Nella sua intervista al Carlino mi colpisce soprattutto la sua idea di politica. Abbiamo completamente perso negli ultimi anni l’idea che possa essere amicizia, condivisione e superamento delle barriere. E’ la parola ‘rispetto’ che trasuda da tutto quello che dice. Lo vedo come una scintilla, oggi che siamo nella stagione dei veleni».
Paolo Mengoli, direttore della Caritas, parlamentare Dc tra il 92 e il 94, considera Bersani «un’icona, un modello di come si fa la politica. Ho conosciuto La Pira, era della stessa pasta. I partiti erano comunità. C’era una scuola e una selezione. Non potevi fare porcherie, ti correggevano prima. Perché Bersani non ha un successore? Perché non contano più le persone ma le camarille romane».
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