Bologna, 15 novembre 2015 - Chissà se anche questa volta Bob Dylan busserà alle porte del Casalone, il rock club di San Donato. Trovandolo oltretutto chiuso, come fece quando si esibì in città nel 1997 di fronte a Papa Wojtyla. Perché il rocker più celebre del mondo, che sarà a Bologna il 18 e 19 novembre per due attesissimi e sold out concerti al Manzoni, si sa, è personaggio imprevedibile. All’ufficialità delle celebrazioni, preferisce il totale anonimato per potersi muovere in libertà. Un aspetto però ha in comune con gli altri protagonisti del rock. Capricci o richieste che fanno inevitabilmente parte della mitologia del personaggio. Richieste alle quali chi, come il maestro Giorgio Zagnoni nel caso del Manzoni, è ormai abituato.
Riuscirete ad esaudire tutte le richieste dello staff di Dylan?
“Stiamo lavorando da mesi per quello che sarà il più importante appuntamento mai ospitato dal Manzoni e non posso negare che qualche apprensione c’è. Ma più di carattere organizzativo. Dylan vuole solo la garanzia che il camerino sia arredato interamente con divani in pelle nera e che dello stesso colore siano i 70 asciugamani dei quali lui e lo staff avranno bisogno’’.
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“L’aspetto più complesso è un altro. Mentre tutte le persone che lo accompagnano, circa 45, ci hanno fatto avere l’elenco completo della tipologia di pasti che consumeranno nei tre giorni che rimarranno con noi, nulla era scritto su di lui. Perché Dylan viaggia con il cuoco privato, che arriva con una sofisticata e modernissima cucina da campo e con tutti gli ingredienti necessari. E ha espressamente messo nel contratto l’obbligo, da parte nostra, di allestire nel camerino vicino al suo questa cucina, dove si insedierà stabilmente il cuoco. E, dalle indicazioni ricevute, abbiamo ragione di ritenere che, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo dello show il cantautore si concederà un pasto leggero…’’.
Come si muoverà la struttura che viaggia con Dylan?
“Aspettiamo tre bus e tre grandi camion con l’impianto di amplificazione che, in qualche modo, dovremo non solo far entrare nelle stradine dietro via Indipendenza, ma anche, almeno quattro, parcheggiare. Fortunatamente il Comune, con il quale c’è molta sintonia, chiuderà via Volturno per permetterci di lavorare senza creare ulteriori disagi. Ma, trattandosi di Dylan, credo sia uno sforzo sopportabile’’.
Il Manzoni, negli anni della sua direzione artistica, ci ha abituato a nomi di grandissimo rilievo. Le richieste più strane?
“Ognuno ha le sue ossessioni. E, se non vengono assecondate, il concerto salta. Penso a Jackson Browne che era impegnato in una campagna mondiale contro l’inquinamento. Fece scrivere nel contratto che se avesse visto in teatro anche una sola bottiglia o un bicchiere di plastica, avrebbe immediatamente annullato lo show. Così ripulimmo il bar, lo rifornimmo solo di vetro e una pattuglia di maschere batteva a tappeto la sala per scovare eventuali consumatori di bibite nella plastica. Mentre Michael Bolton ci chiese (era domenica sera) dei pesi per poter fare ginnastica prima del concerto. Solo l’amicizia con il personal trainer di una palestra vicina ci salvò. Poi Gilberto Gil: pretese un catering che avrebbe sfamato gli invitati a un matrimonio e consumò solo un tè, oltretutto usando una sua bustina di infuso che aveva in tasca’’.
E i divi della classica?
“Sa quale è stata l’unica richiesta di Zubin Mehta? Una bottiglia piccola di acqua minerale’’.