Bologna, 27 maggio 2016 - Contattavano le agenzie di viaggio entrate nel loro mirino spacciandosi per facoltosi, quanto fantomatici, mediatori, in grado di erogare titoli di viaggio su tratte internazionali tra paesi esteri a prezzi straordinariamente convenienti. Una vera a propria sofisticata banda, quella scoperta dagli uomini della Polizia postale, che era diventata nei mesi l’incubo di molte agenzie e strutture alberghiere. La tecnica utilizzata da questi sofisticati criminali era sempre la stessa: a fronte di richieste di viaggi e servizi turistici particolarmente allettanti, le agenzie aderivano alle richieste, e così veniva conclusa la trattativa per l’acquisto di costosi titoli di viaggio i cui importi venivano però pagati con carte di credito “clonate”.
Solo in un secondo momento, a contratti perfezionati con gli ignari clienti, le agenzie di viaggio ricevevano le segnalazioni sull’irregolarità delle transazioni per l’acquisto dei titoli di viaggio o delle prenotazioni alberghiere dai circuiti delle carte di pagamento che segnalavano l’impiego di documenti “clonati” (ovviamente all’insaputa dei legittimi titolari). A quel punto, però, era già troppo tardi e le agenzie - vittime di truffa - si vedevano costrette a rifondere i creditori (clienti, compagnie aeree, strutture alberghiere, noleggio auto, tra cui anche lussuose limousine).
Insomma il gruppo criminale aveva sostanzialmente creato una vera e propria agenzia di viaggi clandestina (omonima di un’agenzia modenese realmente esistente ma estranea alla vicenda) che è riuscita a colpire anche alcuni hotel della riviera romagnola: millantando la gestione di vari pacchetti di viaggio collegati all’Expo 2015, la banda ha infatti prenotato numerosi soggiorni, pagandoli anche in questo caso con carte di credito clonate e riuscendo così a farsi corrispondere le commissioni normalmente spettanti all’agenzia intermediaria. In seguito agli hotel giungeva la segnalazione della frode, quando però ormai gli importi per le commissioni erano stati pagati con ingente danno per le strutture alberghiere.
Le carte di credito utilizzate erano sempre intestate a cittadini stranieri per ritardare la possibilità di verifica. Ma c’è di più, per carpire ulteriormente la fiducia dell’operatore turistico di turno, il gruppo agiva anche sulle impiegate dell’agenzia, alle quali venivano inviate cento rose rosse, accompagnate da una lettera galante: ovviamente le rose erano state pagate con una carta di credito clonata. L’indagine, condotta dalla Polizia Postale è partita da una querela sporta da un’agenzia di viaggi in città.
Gli investigatori, attraverso una certosina attività tecnica, sono così risaliti ad un sodalizio criminale, al cui vertice è risultato esservi un 46enne di origini bolognesi, già noto alle forze dell’ordine e condannato in passato per altri analoghi reati contro il patrimonio, da tempo dedito a truffe articolate commesse mediante l’utilizzo illecito di documenti elettronici di pagamento. Le indagini hanno permesso di individuare numerose agenzie di viaggio operanti in città e hotel delle riviera romagnola vittime dell’articolato raggiro, per un danno di diverse centinaia di migliaia di euro. Cinque le persone sotto accusa perquisite che sono stati iscritti nel registro degli indagati per associazione per delinquere, indebito utilizzo di carte di credito continuato, truffa continuata, fatti aggravati dalla transnazionalità.
Tra le fila del sodalizio, tre giovani bolognesi di cui uno attualmente detenuto in carcere, un siciliano ed un genovese, con precedenti per reati contro il patrimonio ed un peruviano, incensurato residente a Bologna. Il gruppo agiva in Italia ed in Spagna, anche se allo stato non sono note le frodi perpetrate in territorio iberico; paese nel quale è comunque accertato confluissero i proventi e dove presumibilmente risiederebbero i vertici dell’organizzazione criminale.