{{IMG_SX}}Bologna, 24 luglio 2008 - Un bimbo tunisino è in gravi condizioni per colpa di un gioco difettoso — forse a causa della cattiva manutenzione — e sul banco degli imputati ci finisce il perduto senso civico delle persone. Il vero problema sono "gli atti di vandalismo", tuonano dal Comune, mentre il piccolo Karim lotta per sopravvivere. I genitori che frequentano i parchi cittadini con prole al seguito restano un po’ perplessi. "C’è anche quello", replicano. Ma, poi, puntano il dito sul sistema dei controlli.
I manutentori? "E chi li ha mai visti". Florentina è una graziosa mamma rumena che risiede a Bologna già da un paio di anni. Al parco 11 settembre, nel cuore dell’ex Manifattura, ci va con un maschietto e una femminuccia. A febbraio, racconta, ha visto una banda di 5 adolescenti mettere alla prova la robustezza delle attrezzature. "Una signora anziana — ricorda — ha chiamato la polizia. E quando gli agenti sono arrivati, hanno multato i ragazzi e gli hanno rispediti a casa. Non li ho più visti". Ma il problema è che finora non ha mai notato neppure gli operai del Global service. "Non mi pare".
Mentre parla i suoi bimbi esplorano la zona dei giochi. Sembra un campo di battaglia. La metà è inagibile, il resto ha visto tempi migliori. I nastri rossi e bianchi che dovrebbero vietare l’uso dell’altalena — il modello è identico a quello incriminato — sono tutti strappati. Il cartello che avverte del sequestro è in fondo al cesto, affidato alla benevolenza del vento. Ma è il monito appeso sullo scivolo interdetto al pubblico che attira l’attenzione. Sentenzia, senza possibilità di equivoco, "prato seminato, non calpestare".
Lo scherzo di un burlone o un segno dell’incuria? Una spiegazione la suggerisce Raffaella Loiacono, che nei giardini di via Azzo Gardino ci va con la sorridente Elisabetta. L’altalena non le sembra "molto sequestrata", nè il parco giochi "particolarmente curato".
Gli operai della manutenzione? La risposta è immediata: "Mai visti". Alla fine il problema è sempre lo stesso: chi controlla il controllore? Il resto è stata sfortuna. "Mia figlia — racconta — è caduta due volte dalle scale e non si è fatta niente. Karim ha battuto le tempie…".
MA il quadro è poco esaltante anche negli altri parchi. Rodolfo Pondrelli ci mostra la nave di legno dei Giardini Margherita, mentre con lo sguardo non perde mai di vista il suo bimbo. La scaletta di legno è rotta, il gancio che dovrebbe fissarla al ponte di comando ciondola allegramente disoccupato. I vandali? "La sera arrivano i ragazzi più grandi. E quelli fanno dei bei numeri", ammette. Ma nel parco c’è "poca manutenzione. E’ abbastanza trascurato".
Le pietre della fontana rimasta a secco vicino a porta Castiglione, a fianco di un’altra zona giochi, sono rotte da tempo. "E per diversi mesi nessuno ha fatto niente".
La musica non cambia alla lunetta Gamberini, un tempo teatro di feroci critiche alla vecchia amministrazione. E neppure in un piccolo parco di periferia, come quello di via Arcobaleno, dove ci porta la segnalazione di un lettore.
La magagna la scopriamo grazie alla signora Angelina Montagnini, che passeggia col marito. Il castello di legno è privo della rete di protezione. Ma qui, almeno, il cartello che ti mette in guardia dal tentare la sorte è giusto. "Divieto assoluto dell’uso del gioco perché pericoloso". Serve solo la voglia di leggerlo. E’ spiaccicato al suolo.
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