San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), 7 ottobre 2012 - È l’artista sambenedettese Teodosio Campanelli l’autore della misteriosa scultura in ferro rinvenuta il 3 ottobre sull’Isola del Giglio, posizionata dall’alto dei suoi sei metri d’altezza sullo scoglio di fronte la nave Costa Concordia, esattamente a distanza di nove mesi dalla tragedia che ha tolto la vita a trentadue persone.

L’opera è stata rimossa in meno di 24 ore, ma la sua apparizione ha fatto il giro del mondo scatenando il popolo del web che, oltre a dare vita ad una sorta di ‘caccia all’autore’, ha espresso la volontà di farla tornare al suo posto. Il sindaco dell’Isola del Giglio, però, non ha gradito, e il proprietario del lembo di terra in cui è stata collocata l’opera minaccia di sporgere denuncia contro ignoti. A questo punto Campanelli ha deciso di rompere il silenzio, anticipando che l’opera è soltanto un bozzetto in quanto, se gradita, è sua intenzione donarne una di 12 metri alla popolazione dell’Isola del Giglio, da collocare in uno spazio idoneo.
 

Campanelli, cosa c’è alla base di un gesto così eclatante?
"La volontà di commemorare le trentadue vittime del Concordia, rappresentate dai trentadue rami di un albero che nasce da una spirale, simbolo di vita. Il mio avrebbe dovuto essere un gesto artistico anonimo, dettato dal fatto che sono un ‘sopravvissuto’ al naufragio, nel senso che sarei dovuto partire anch’io con mia moglie e i miei due figli ma poi, all’ultimo momento, ho rinunciato al viaggio per un caso fortuito. All’inizio ho vissuto momenti di sollievo per lo scampato pericolo, poi sono iniziate le notti insonni e gli incubi che ho voluto placare ideando quest’opera in segno di ringraziamento".
 

Ed ora perché ha deciso di rivelarsi?
"Perché voglio assumermi tutte le responsabilità del caso. Il sindaco Sergio Ortelli non ha apprezzato il gesto, lo ha definito una ‘bravata’, e rischio addirittura una denuncia contro ignoti.
Non è più il caso di nascondersi. Chiedo scusa a tutti, in primis al sindaco per non aver chiesto le autorizzazioni necessarie per l’installazione dell’opera, ma questo è da considerarsi il gesto impulsivo nato da una forte emozione".
 

Com’è riuscito nell’impresa, eludendo la stretta sorveglianza dell’isola?
"Ho effettuato diversi sopralluoghi durati alcuni mesi e un primo tentativo di installazione, andato fallito il 13 settembre a causa delle avverse condizioni meteo. Dopodichè, insieme ad altri quattro aiutanti travestiti da operai con elmetto e giubbino catarifrangente, ho portato in pieno giorno sullo scoglio di Punta Gabbianara oltre una tonnellata di materiali che componevano la scultura".
 

Rosita Spinozzi