Ascoli, 27 gennaio 2013 - Spalti gremiti e freddo pungente: era gennaio anche quando il giovane raccattapalle ascolano Domenico Citeroni ricacciò con la punta del piede quello che sarebbe stato il quarto gol del Bologna al Del Duca nella tredicesima giornata della serie A '75/76. Il contesto, insomma, non era molto diverso dal Liberty Stadium di Swansea, dove mercoledì scorso il calciatore del Chelsea Eden Hazard ha preso a calci un raccattapalle perditempo. «Tante analogie: la partita di calcio, la squadra provinciale contro la grande - Citeroni - . Ma quello degli anni '70 era tutto un altro calcio. Imparagonabile a questo di oggi».
Il raccattapalle più famoso della storia del calcio italiano commenta amareggiato il fattaccio della semifinale della Coppa di Lega inglese: «Non c'è più goliardia, mancano serenità e equilibrio. Una volta tra i calciatori c'erano tante persone serie e la differenza tra uno che giocava a calcio e un coetaneo che faceva qualsiasi altro mestiere quasi non si notava. Oggi sono una specie di extraterrestri, pieni di tatuaggi, capigliature disumane e eccessi». Un calcio diverso quello di Citeroni, molto più 'pane e salame', con i campioni che erano innanzitutto dei signori con la esse maiuscola: «Ricordo bene Dino Zoff. Per l'Ascoli un punto con la Juve era oro colato e così ogni pallone che usciva fuori dal campo lo ributtavo dentro con dei calcioni alti e storti in modo che dovesse rincorrerli perdendo tempo. A un certo punto, però, mi guardò negli occhi e con la sua flemma mi disse 'Benedetto figliolo, il pallone devi darmelo in mano...'. Quello sguardo e quella calma mi gelarono. Tutti i palloni successivi glieli appoggiai sui guanti».
«Oggi - prosegue - Prandelli va ancora rincorrendo gente come Balotelli e in passato diversi allenatori della Nazionale hanno aspettato Cassano magari togliendo spazio a tanti attaccanti forti e molto più affidabili professionalmente». L'episodio che però è rimasto nella memoria di Domenico e del calcio italiano in genere è comunque quello del mitico Ascoli - Bologna: «Noi eravamo ultimi, loro molto più su con 12. Segna Landini, pareggiamo con Zandoli, poi si scatena il bomber Beppe Savoldi, che ce ne fa un paio. Al 90' è ancora solo davanti al portiere. Tira, la palla passa sotto la pancia di Masoni, supera la riga bianca, nell'angolino, è gol, sarebbe il 4-1, ma io sono vicino al palo e con un calcetto, d'istinto, la ributto in campo. Il nostro difensore Castoldi mi guarda strano, ma nel dubbio calcia il pallone fuori. L'arbitro Barbaresco pensa che la palla abbia picchiato contro il palo e fa battere il calcio d' angolo. Finisce la partita, vedo agitazione sulle panchine e me la squaglio».
«Filo dritto a casa - continua il racconto di Citeroni - . Non dico niente a nessuno. Mi metto a letto subito e non ne parlo con nessuno, ma due giorni dopo trovo i giornalisti all' uscita della scuola, istituto professionale Inapli. Ok, ammetto, sono stato io. Mi portarono alla Domenica sportiva, dove strinsi la mano a Beppe Savoldi, che sorridendo mi disse: 'Pensavo fossi più giovane'. L'aveva presa bene, altro che calci. Anche perché, in fondo, non avevo influito sul risultato. Due domeniche dopo, arrivò la Lazio campione d' Italia. Prima della partita, Chinaglia mi chiamò in spogliatoio e mi disse: 'Avessi rubato un gol a me, ti avrei strozzato'. Ci facemmo una bella risata. Era tutto un altro calcio».
di Gigi Mancini
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