Ascoli, 3 agosto 2015 – La vita è fatta di combinazioni e coincidenze incredibili. Puoi trovare la donna del tuo destino in ascensore o, molto più prosaicamente, può capitarti di trovarti indagato per una partita di calcio pagata 70mila euro (secondo una delle testimonianze) pochi giorni dopo aver subito un furto della stessa identica cifra.
La seconda delle due coincidenze è capitata ovviamente a Luciano Campitelli, presidente del Teramo. Va chiarito subito, per evitare fraintendimenti, che la questione del furto non c’entra niente con l’inchiesta su Savona-Teramo. Ma merita di essere raccontatata, proprio perché ha dell’incredibile. Nella notte tra domenica 3 maggio e lunedì 4, cioè poco più di 24 ore dopo la partita finita nella bufera e ben prima che esplodesse l’inchiesta, ladri particolarmente abili sono penetrati nell’azienda dolciaria di Campitelli, la «Sapori Veri», che si trova nella zona industriale Fontanelle di Atri. Particolarmente abili perché sono riusciti a mettere fuori uso o a eludere il sistema d’allarme, ad arrivare nell’ufficio dell’imprenditore e ad aprire la cassaforte portando via quello che c’era dentro.
Le cronache dei giornali abruzzesi di quei giorni parlano di molti danni prodotti dai banditi e di non molti contanti portati via. Cose che capitano, purtroppo.
Insomma, l’ammontare del bottino inizialmente non era stato quantificato. Ma poi è stato lo stesso Campitelli a fare chiarezza, in un’intervista pubblicata dalla Gazzetta dello Sport il 5 maggio, intitolata così: «Teramo, l’irresistibile scalata firmata dal piccolo Berlusconi». Il piccolo Berlusconi è ovviamente proprio Campitelli (che ora, ironia del destino, si sente vittima anche lui di persecuzione giudiziaria).
Ebbene, il patron nelle prime righe racconta subito la disavventura che gli è toccata mentre era ancora ebbro di gioia per la vittoria del campionato: «Ieri notte – dice al giornalista – sono venuti dei ladri in azienda. Fra soldi e roba, avranno portato via 70.000 euro…››. Sì, proprio 70.000 euro. E qui sta la coincidenza incredibile, una di quelle che nella vita ogni tanto accadono. Perché 70.000 euro è esattamente la cifra che, secondo quanto sostenuto da Ninni Corda durante l’audizione alla Procura federale, il Teramo era disposto a spendere per comprare la partita con il Savona. E intorno ai soldi pagati per la presunta combine non c’è ancora chiarezza. Secondo la Procura di Catanzaro, tutto si è risolto con 30mila euro, ma man mano che l’inchiesta è andata avanti si è fatta strada l’ipotesi che il prezzo fosse ben più alto. Insomma, in tutto questo baillame la storia del furto è un piccolo giallo in più. Un caso curioso, perché la vita certe volte è come un film di fantascienza: incredibile.