Ancona, 8 gennaio 2016 - Ha le idee chiare e saprebbe in che direzione muoversi il presidente di Confindustria Ancona, Claudio Schiavoni. I nodi di Ancona li conosce bene e le sfide ancora meglio.
Partiamo dalla prima, l’Uscita ad Ovest. Siete rimasti della stessa idea?
«Assolutamente, abbiamo proposto noi di Confindustria quel tracciato. E’ chiaro che io non ne conosco i particolari tecnici né ho le competenze per dire se quella strada ha una sostenibilità economica, so però che quando abbiamo incontrato la società ‘Passante Dorico’ abbiamo espresso le nostre perplessità circa il passaggio del tracciato sopra ai cantieri. Spero sia stata alzato il livello della strada».
E se non si dovesse fare?
«Per Ancona sarebbe un bel problema. Rimarremmo con l’uscita a Torrette e tutti i problemi che ci sono. Sarebbe un colpo per il porto, per chi ci deve investire e anche per il traffico passeggeri».
Senza polemiche, in che stato trova Ancona?
«Questa amministrazione si sta dando un gran da fare, ovviamente eravamo molto indietro. Abbiamo avuto tra Galeazzi, Sturani e Gramillano una quindicina d’anni di buco, è ovvio che questo sindaco non fa miracoli: è però un sindaco che decide e che vuole fare le cose. Il mio voto è sopra la sufficienza».
Quindi dando fiducia, parliamo di commercio. Ancona ha bisogno di gente...
«E per farla ritornare bisogna aprire corso Garibaldi alle auto. Bisogna che qualcuno si prenda la responsabilità e abbia la forza per prendere questa decisione. Corso Garibaldi è una strada chiusa, così non serve a nessuno. Io sono otto mesi che non metto piede in centro».
Non solo strade. Per fare rinascere il centro ci potrebbe essere anche il progetto di riqualificazione del Mercato delle Erbe?
«Certamente. In pochi sanno che è l’unica struttura in liberty puro che esiste in Italia. Ci si può fare qualsiasi cosa, comprese le soluzioni che sono state prospettate fino ad oggi, ma è l’intera zona che va riqualificata, da piazza Roma in su».
Poi c’è il turismo, l’ospitalità, il sapere accogliere che mancano. E’ della stessa idea?
«Ad Ancona il turismo e l’ospitalità non sappiamo dove sta di casa. Per la parte commercio e ristorazione siamo all’anno zero. Basti pensare che sono entrato in un negozio per comprare dei regali di Natale e mi hanno detto che stavano chiudendo e di ripassare nel pomeriggio. In fondo erano solo le 12.30. Sono andato a Senigallia e purtroppo in orari sempre estremi ma la commessa mi ha riaperto il negozio. Capisce la differenza vero?».
Certo. Anche lei è dell’idea che ad Ancona ci sono pochi eventi?
«Le nostre manifestazioni sono focalizzate in piazza del Papa o al Lazzaretto mentre andrebbero distribuite in tutta la città. Il vero deficit è che abbiamo manifestazioni spot, servirebbe più continuità per dare occasione alle persone di ritornare a passeggiare per il centro».
E se arrivasse Eataly?
«Non sono favorevole, il piccolo commercio morirebbe. Preferisco riqualificare il Mercato delle Erbe».
Il porto, zoccolo duro o tallone di Achille?
«Oddio, non vedo cose grosse sul porto. Anzi vedo poco o niente. Al di là di questa striscia rossa non è stato fatto un gran che. E’ ancora molto scollegato dalla città. Cosa si farà dell’ex Fiera, dell’ex Bunge? Si sono venduti bene questa passeggiata, ma nulla di più».