Cancro, "Non solo il metodo Hamer c’è anche chi si cura con gli scorpioni"

Dopo la morte delle 2 donne di Padova e Rimini intervista alla dottoressa Berardi: "Alcuni pazienti chiedono ancora della Di Bella, altri scelgono terapie a base di aloe"

Ryke Geerd Hamer è un medico tedesco La cura porta il suo nome

Ryke Geerd Hamer è un medico tedesco La cura porta il suo nome

Ancona, 6 settembre 2016 - Non solo il metodo Hamer. Le cure e i rimedi terapeutici per contrastare patologie neoplastiche, bypassando o sostituendo le terapie tradizionali, non si fermano esclusivamente al sistema che di recente è balzato alle cronache per una serie di casi drammatici.

Nella realtà oncologica locale, il metodo Hamer viene studiato e assunto, ma non in maniera così diffusa. Non mancano, al contrario, i riferimenti ad altre terapie e a confermarlo è la dottoressa Rossana Berardi, dirigente della clinica di oncologia dell’azienda ‘Ospedali Riuniti’ di Ancona: «Non ho avuto, specie nel recente passato, alcun tipo di abbandono della terapia oncologica convenzionale per passare a quella di Hamer» conferma la dottoressa Berardi.

«Posso dire – continua – che, specie quando il percorso della malattia è in fase piuttosto avanzata, ci sono casi di pazienti che decidono di rivolgersi a dottrine diverse da quelle prospettate nella medicina tradizionale. Nonostante le polemiche e la confusione che è regnata attorno alla cosiddetta ‘Cura Di Bella’, ormai parecchi anni or sono, ci sono ancora oggi pazienti e ambiti familiari che decidono di passare a quella terapia. Di fatto una terapia che è ancora in uso, in quanto i farmaci e gli integratori che la compongono, presi singolarmente, sono ancora in uso. Quella terapia, e le discussioni che ne erano nate attorno, la conosco bene, nel 1998 me ne ero occupata ufficialmente come monitor».

Oltre alla Di Bella, esistono altre terapie, più o meno artigianali, o comunque legate a sistemi non riconosciuti scientificamente, a cui i malati e le loro famiglie si rivolgono ancora: «Ne potrei elencare a decine – aggiunge la dottoressa Berardi –, da quella più comune a base di aloe. Ce ne sono poi altre che prevedono una terapia invece abbastanza complessa, come quella, ad esempio, basata sull’uso del veleno degli scorpioni per far regredire il cancro».

«Purtroppo – conclude la dottoressa Berardi – alla base di queste scelte c’è una scarsa conoscenza della materia e poca fiducia tra personale medico e pazienti».