Ancona, 22 marzo 2013 - SABATO scorso, su questo giornale, l’ex deputato del Psi Angelo Tiraboschi scriveva, parlando dei sindaci che hanno governato la città, che «non tutto del passato» era «da buttare». E, non a caso, metteva in testa nella sua disamina l’opera di Alfredo Trifogli. Un complimento gratuito? No. Non erano i tempi dell’inciucio politico. Dc e Psi si guardavano in cagnesco per governare la città. Ma Trifogli, forse, non aveva e non ha avuto una casacca politica. Preferiva essere chiamato preside. Perché la politica lo ha prelevato dall’istituto Tecnico «Volterra». Ma, una immane disgraziata per Ancona, portò Trifogli a dover accettare l’appellativo di «sindaco del terremoto». Perché quel 20 gennaio del 1972, alle 21, la città di Ancona venne colpita da una scossa del 7° grado della scala mercalli. E sulla poltrona, di Palazzo del Popolo, siedeva il professor Alfredo Trifogli.
E se Tiraboschi lo ha citato come un bravo sindaco, Guido Monina, repubblicano, nel 1982 nel decennale del terremoto di Alfredo Trifogli, avversario politico, così scriveva: «Vorrei sottolineare il rigoroso impegno amministrativo, la grande forza d’animo nonché l’attivismo e la concretezza dimostrati dalla Giunta Comunale di allora, in particolare del sindaco Trifogli».
UNA SOTTOLINEATURA davvero onesta, genuina, onorevole, da parte di un Guido Monina, che aveva vissuto il dramma del terremoto da cittadino ma, soprattutto, da controparte politica. Onestà intellettuale e politica, quindi, riconosciuta da tutti per il professore Trifogli. Gentile e burbero a seconda delle situazioni, ma davvero un anconetano doc. E la riconoscenza per il preside non si è fermata alle valutazioni dei colleghi politici. Su Trifogli gli anconetani, fecero convergere una massa di voti utili da portarlo con grande enfasi al Senato della Repubblica. Fu il grazie della città, dei cittadini della Dorica.
Perché da quel 20 gennaio 1972 per il sindaco ci fu solo un impegno: restituire Ancona ai suoi cittadini. Il 3 e 4 febbraio, dopo pochi minuti dalla scossa che portò alla fuga degli anconetani dalla Dorica, Trifogli era in mezzo alla gente.
Chi scrive venne ad Ancona, da fuori regione, a seguire per qualche tempo gli avvenimenti legati alla scossa. E Trifogli, lo ricordo bene, disse: «Questa città risorgerà».
CON GRANDI sacrifici, con grande impegno, con grandi difficoltà la Dorica è rinata. Grazie ad una legge del Governo che stanziava fondi, non certamente per spirito divino ma per un impegno costante e martellante del professore. E quando nel 1980 venne assegnato al Comune di Ancona il piano per la ricostruzione post terremoto, non andò il preside a ritirare il premio. Fu lui a suggerire a Guido Monina che il «palcoscenico» doveva aprirsi a favore di Giancarlo Mascino, assessore socialista all’urbanistica , anch’egli protagonista della ricostruzione.
Trifogli era contento di aver assunto responsabilità nella commissione permanente nel parlamento italiano nel settore della Pubblica istruzione. Perché, il sindaco Trifogli, ha sempre chiesto di essere chiamato professore.
di Dario Deliberato
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