Ancona, 31 maggio 2012 - Sono la Svizzera, Hong Kong e la Gran Bretagna i Paesi esteri che maggiormente ricorrono nelle 63 attivita’ condotte dai finanzieri di tutta Italia, dall’inizio del 2012, in materia di lotta all’evasione fiscale internazionale che hanno consentito di individuare oltre 4,6 miliardi di euro di redditi non dichiarati. Lo riferisce la Gdf in un comunicato. 
 

L’attivita’ svolta dalla Guardia di finanza costituisce un ulteriore fronte nella lotta all’illegalita’ che e’ iniziata con i piani di intervento coordinato nei confronti degli evasori totali, dei professionisti, degli agriturismi e centri benessere (operazione ‘ponte’) e dei reati di frode fiscale. ‘Non pagare le tasse del tutto o pagarne di meno’. Questo e’ l’obiettivo dell’evasore fiscale che, spesso, pianifica nel dettaglio i suoi propositi illeciti nel tentativo di ingannare il Fisco italiano con vere e proprie strutture di ingegneria fiscale.
 

C’e’ di tutto: chi semplicemente non dichiara i redditi e chi ricorre alle fatture false; c’e’, invece, chi - nel campo dell’evasione fiscale internazionale - ritiene che le probabilita’ di essere ‘individuati’ possano ridursi spostando ‘sulla carta’ la propria residenza o la sede della propria attivita’ all’estero (il fenomeno e’ quello dell’esterovestizione), in modo da ‘figurare’ debitore verso il fisco in quei Paesi dove le tasse sono piu’ basse. Paesi tra l’altro che, in taluni casi, sono meno inclini a collaborare con altri Stati per individuare gli evasori; in altri, si rivelano decisamente ostici, tanto da meritarsi un posto di diritto nella lista dei ‘paradisi fiscali’.
 

Tra gli illeciti fiscali internazionali scoperti dalle Fiamme Gialle in questo inizio di 2012 non vi sono, pero’, solo episodi di finte residenze oltreconfine (il 22% del totale). La maggior parte delle attivita’ - il 67% - ha infatti portato alla individuazione di stabili organizzazioni non dichiarate in Italia di societa’ estere. Ma la casistica e’ davvero ampia: inesistenti societa’ capo-gruppo in localita’ di comodo, prestanome stranieri, fittizi acquirenti in Paesi accuratamente selezionati, sono solo alcune delle altre artificiose ‘costruzioni’ finanziarie svelate dalla GdF nei primi 5 mesi del 2012.

Architetture evasive sempre piu’ sofisticate, la cui scoperta richiede l’inquadramento dei fatti indagati sotto ogni profilo di illegalita’, amministrativo o penale, secondo approcci trasversali, e l’intreccio di una fitta attivita’ fatta di scambio di informazioni e di collaborazione con le Autorita’ fiscali straniere, resa possibile anche grazie al network dei 19 ‘esperti’ delle Fiamme Gialle che sono collocati in aree ‘sensibili’ dei diversi continenti e fanno capo al II Reparto del Comando Generale. A questi esperti e’ affidato il compito principale di individuare i contribuenti ‘infedeli’ che cercano di sottrarsi ai loro obblighi verso il nostro Paese, abusando delle opportunita’ di risparmio fiscale offerte da altri Stati o nascondendosi dietro il ‘paravento’, spesso impenetrabile, dei paradisi fiscali.
 

Ed e’ proprio in uno di questi ‘paradisi del fisco’, precisamente nella Repubblica dominicana, che un uomo di Udine aveva trasferito la propria residenza. In realta’ solo fittiziamente. Viveva, infatti, con la moglie nel capoluogo di provincia friulano in una sfarzosa villa ottocentesca, risultata oggetto di cessioni anomale tra diverse societa’, tutte a lui riconducibili, anche tramite prestanome. Villa nella quale l’uomo, al momento della visita dei finanzieri, si e’ inizialmente barricato. Un invano, estremo tentativo per ‘proteggere’ documenti compromettenti che, una volta nelle mani delle Fiamme Gialle, avrebbero tradito il suo ‘prezioso’ segreto: un sistema di frode da oltre 12 milioni di euro, con il coinvolgimento di 7 persone (3 delle quali arrestate), lo ‘schermo’ di fiduciarie italiane ed estere e l’esistenza di uno yacht battente bandiera inglese da un milione e mezzo di euro, intestato ad una societa’ del Guernsey, ma nella disponibilita’ del friulano.

Di pari importo, 12 milioni di euro, era il ‘tesoretto’ detenuto all’estero da un altro imprenditore, stavolta di Pescara. Anche in questo caso, c’e’ un’isola al centro della vicenda, Madeira: territorio a fiscalita’ agevolata dove l’uomo aveva collocato alcune societa’ del settore aeronautico con il ruolo di fare fatture false a favore di altre sue aziende italiane. Il tutto, come scoperto dalla Guardia di Finanza, per ottenere risparmi di imposta da capogiro, 90 milioni di euro, parte dei quali - 12 milioni di euro appunto - finiti nelle sue ‘casseforti’ oltreconfine.
 

Una storia invece di evasione internazionale e riciclaggio e’ quella scoperta dalla Gdf di Padova. Artefice della frode da 25 milioni di euro, una cooperativa gia’ balzata agli onori della cronaca per aver fatto sparire dalle casse societarie milioni di euro, lasciando senza lavoro 300 operai, peraltro saccheggiati dei contributi previdenziali, mai versati. Il meccanismo evasivo era stato cosi’ ben congegnato da prevedere anche la finta interposizione di una societa’ svizzera che provvedeva a riciclare le somme milionarie frutto dell’evasione. Fiumi di denaro che rientravano successivamente in Italia per essere reinvestiti in quella che era la passione del titolare della societa’, i cavalli purosangue.
 

Curioso l’episodio dell’amministratore di una societa’ di Ravenna che pur avendo formalmente localizzato la sede della sua societa’ di commercio di autoveicoli a San Marino, gestiva di fatto l’azienda dalla sua abitazione italiana. Per dare una parvenza di credibilita’, aveva assunto anche un’impiegata. ‘Mai lavorato a San Marino’ ha detto, pero’, stupita la donna alle Fiamme Gialle che l’avevano convocata per vederci chiaro. Ammontano a circa 7 milioni di euro i redditi non dichiarati su cui ora il commerciante di auto dovra’ pagare le imposte.

Stesso meccanismo quello scoperto ad Ancona, dove i finanzieri hanno individuato un’azienda che, a dispetto dell’elevato fatturato, per il Fisco italiano non esisteva. Risultava infatti aver sede a San Marino anche se, come dimostrato dalle investigazioni e da alcuni spunti ottenuti direttamente dalle autorita’ della Repubblica del Titano, era pienamente operativa ed amministrata nel nostro Paese da cittadini italiani. Un’esterovestizione a tutti gli effetti che si e’ tradotta, per i suoi autori, in vantaggi fiscali indebiti per 40 milioni di euro.

Piu’ a nord, nel milanese, la strettissima cooperazione con diversi Paesi dell’Unione Europea ha permesso ai finanzieri di individuare una rete plurinazionale di aziende che hanno evaso 200 milioni di euro. Ai 4 responsabili, arrestati dalla GdF, sono stati sequestrati societa’, immobili, conti ed automobili di grossa cilindrata. Un reticolo societario internazionale e’ stato scoperto dalle Fiamme Gialle a Cagliari.
 

Sotto le spoglie di una holding centroamericana e delle sue controllate in due Stati europei (mere scatole vuote) si nascondevano soggetti italiani che avevano costruito un vero e proprio ‘gruppo fantasma’. La complessa architettura societaria serviva infatti a coprire l’attivita’ di un’azienda italiana in cui sono affluiti circa 35 milioni di euro, incassati grazie a consulenze ed intermediazioni internazionali nel settore energetico.
 

È invece di quasi 24 milioni di euro l’evasione fiscale individuata dalle Fiamme Gialle di Verona: a realizzarla una societa’ del settore dei trasporti su strada domiciliata in Slovacchia ma operativa a tutti gli effetti in Italia. Vi e’, infine, la scoperta, fatta dalle Fiamme Gialle a Gorizia, di 3 societa’ estere sconosciute al fisco ma pienamente operanti nel nostro Paese. Il settore e’ quello della cantieristica navale.
 

Molto semplice e redditizio il meccanismo adottato per frodare il fisco: le imprese, forti del fatto di mantenere la propria sede legale in un Paese extracomunitario ed approfittando anche della strategica posizione geografica del territorio goriziano, evitavano con disinvoltura di dichiarare i redditi prodotti nel periodo di permanenza sul territorio italiano. ‘Li abbiamo gia’ assolti nel nostro Paese’, dicevano i responsabili delle societa’ con riferimento agli obblighi fiscali e nel frattempo, astutamente, eludevano entrambi i sistemi impositivi. Oltre a un’evasione da 40 milioni di euro, le Fiamme Gialle hanno scoperto l’impiego irregolare da parte delle societa’ di circa 200 lavoratori.
 

I risultati di assoluto rilievo ottenuti dalla Gdf nella lotta agli illeciti fiscali internazionali acquisiscono ancora maggiore valenza se si considera che parte delle somme evase hanno gia’ cominciato a far rientro concretamente nelle casse dello Stato. Come e’ avvenuto, ad esempio, a Milano, dove un soggetto, sottoposto a controllo dai Finanzieri, forse ritenendo scontato l’esito a suo sfavore di un eventuale ricorso, ha pensato bene di aderire ai rilievi mossi nei suoi confronti, restituendo immediatamente allo Stato le somme frutto dell’evasione, pari a oltre 25 milioni di euro.